Legno: Xlam o telaio? La pagella

Chi vuole una casa in legno? In questo articolo vi avevo parlato del perché il legno possa essere un materiale desiderabile per la vostra futura casa. Non ne siete ancora convinti?
Innanzitutto si dirà una cosa scontata: costruire con il legno non significa usarlo come decorazione, ma come materiale portante, quindi con funzione strutturale. casa-con-telaioNon è legno del tutto naturale: viene segato, incollato a strati, lavorato, trattato, et voilà, è pronto da usare per dare vita a un normalissimo villino, a delle classiche case a schiera, a un palazzo tradizionale. Personalmente preferisco il design moderno, a tetto piano dove ce lo si può permettere. Esistono fondamentalmente tre tipologie costruttive alternative:

la parete massiccia, tipo il famoso Xlam o il meno noto MHM ;
la parete a telaio;
la blockhouse (che però non discuteremo in questa sede)

Banalmente: nel primo caso avrete un muro fatto di legno, mentre nel secondo caso ci sarà un telaio in legno composto da pilastri, travi e controventi. In entrambi i casi lo spessore del legno è dell’ordine di 10-15 cm.

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LA PAGELLA

1) PREFABBRICAZIONE: XLAM 9 – TELAIO 10
Si può contattare la ditta produttrice con il progetto già bello che pronto oppure affidarvisi in tutte le fasi della realizzazione, ma il risultato non cambia: arrivano in cantiere le pareti già preritagliate con i fori per porte e finestre, nel caso dell’Xlam, oppure già preassemblate nel caso del telaio. Questo permette di risparmiare un sacco di tempo, e in poche ore la struttura portante è pronta!

2) COSTO: XLAM 7 – TELAIO 8
Tempo risparmiato = denaro guadagnato. Anni che furono, il maggior costo di un cantiere era il materiale mentre ora è la manodopera. Chiaro che costruendo in legno si spende sì qualcosa in più per il materiale ma lo si risparmia in tempi di posa e in attese: montare le pareti è facile e veloce, non ci sono malte o cementi che devono asciugarsi o indurirsi prima togliere i puntelli dai solai e scasserare tutto. Un risparmio non indifferente!
Se in Italia non è ancora un sistema economico come altrove è dovuto anche alla scarsa concorrenza. Possono essere comunque convenienti le offerte “chiavi in mano” che vengono proposte di solito, ovvero senza spese impreviste (che vi assicuro sono molto spiacevoli…e frequenti!).

3) LEGGEREZZA: XLAM 8,5 – TELAIO 10
In entrambi i casi (ancor di più con il telaio) avrete un edificio leggero. Questo non significa che sarà meno resistente, e nemmeno che vi volerà via in caso di tromba d’aria (e poi in fondo non siamo nella Tornado Alley). Pensate che alla fine il calcestruzzo deve essere così pesante e robusto per…portare se stesso, specialmente in caso di sisma! Di nuovo banalizzando, mi rifaccio al secondo principio della dinamica: maggiore è la massa, a parità di accelerazione (sismica), maggiore è la forza cui la struttura sarà sottoposta. Se il legno pesa circa un quarto del calcestruzzo a parità di volume (500-700 kg/mc contro 2500 kg/cmc), è facile fare i conti: una solaio tradizionale può pesare come tutto un piano realizzato in legno, ottimo quindi per le sopraelevazioni senza andare a toccare le fondazioni!

4) ANTISISMICITA’: XLAM 10 – TELAIO 9
L’XLam si può definire come la miglior soluzione antisismica per edifici fino a 3-4 piani. Ha un comportamento scatolare, dunque potenzialmente resistente e “rigido” in tutte le direzioni, riuscendo a dissipare parte dell’energia del sisma attraverso la duttilità dei giunti in acciaio. Tuttavia anche il sistema a telaio è ottimo, per via della leggerezza: non è un mistero che dopo il terremoto in Emilia un edificio a telaio di recente costruzione non ha riportato neanche una crepa nell’intonaco, quando tutto intorno a sé c’era la devastazione.

5) ISOLAMENTO INVERNALE: XLAM 9 – TELAIO 8,5
Un piccolo vantaggio per la parete massiccia, ma in ogni caso entrambe le soluzioni permettono, se adeguatamente coibentate, di raggiungere gli stessi standard.
L’indicatore per eccellenza (ma non l’unico) è la cosiddetta “trasmittanza“: più bassa è meglio è. Indicativamente 0,1 W/mqK è il massimo verosimilmente ottenibile mentre un valore di 0,4 è ancora discreto. Una classica muratura degli anni ’80 si aggira attorno all’1. Sotto questo fronte le due soluzioni più o meno si equivalgono.

6) “ISOLAMENTO” ESTIVO: XLAM 8 – TELAIO 6
Ecco il primo vero svantaggio del telaio. La poca massa, che ci faceva comodo ai punti 3 e 4), ora diventa un contro. D’estate infatti, nelle zone in cui il sole batte con violenza e le pareti possono superare tranquillamente i 50° (alcuni tetti arrivano a 70°) è importante che questo calore possa essere accumulato dalla parete stessa, e ceduto lentamente durante le ore notturne (e ovviamente asportato da una minima ventilazione). In poche parole la massa “attutisce il colpo”: pensate a delle pareti in lamiera e a delle spesse pareti in sasso, e capirete subito la differenza. In gergo questa proprietà viene detta “sfasamento dell’onda termica“, si misura in ore (almeno 10-12, oltre le 16 è inutile) e non ha nulla a che fare con l’isolamento invernale. La parete XLam certamente ha prestazioni migliori, ma comunque mai al livello di uno spesso muro in pietra.

7) ERMETICITA’: XLAM 9 – TELAIO 7
Altro punto a sfavore del telaio: nel caso dell’Xlam potrebbe essere sufficiente nastrare le giunzioni, mentre nel caso del telaio serve il cosiddetto strato di tenuta all’aria, in poche parole una guaina che impacchetta tutto l’edificio. L’ermeticità è assolutamente da ricercare nei nostri edifici, contrariamente a quanto qualcuno creda. A che serve isolare dalla conduzione di calore se poi lasciamo sfuggire l’aria calda attraverso i giunti dei nostri muri, i serramenti, i camini ecc.? Per arieggiare basta aprire le finestre di tanto in tanto, o adottare un sistema di cui vi parlerò prossimamente: la ventilazione dolce (o ventilazione meccanica controllata, che però è molto più brutto da sentire).

PUNTEGGIO FINALE: XLAM 60,5 – TELAIO 58,5

Una vittoria ai punti per l’Xlam!

Daniele Pozzan

Eco-quartiere “Le Albere” by Renzo Piano: pro e meno pro

schizzomuse
Anziché una bella foto panoramica preferisco partire dallo schizzo di Renzo Piano. Un genio è sempre un genio, e può permettersi tutte le finte ingenuità che vuole nelle proprie creazioni (un po’ come “e non c’è niente CHE ho bisogno” di Jovanotti), è il successo dell’opera finale a decretarne la buona riuscita: ed è indubbio che il suo complesso “Le Albere” ce l’abbia fatta.
Costruito a Trento lungo il fiume Adige, nel luogo che un tempo ospitava l’area industriale Michelin, è una mini-città praticamente autonoma: residenze, uffici, negozi, attività ricreative, perfino un Museo della Scienza (MUSE) per un totale di 350 unità in un parco di 5 ettari (circa 5 campi da calcio). Si tratta di un bellissimo esempio di riqualificazione urbana, firmata da uno dei più grandi orgogli italiani; la sostenibilità del progetto secondo me è già garantita a priori dal fatto che non vengono utilizzate aree vergini.
Bellissimi gli edifici, tutti: ampie vetrate, grande uso del colore verde (per la verità non ne vado matto) e del legno per richiamare il nome del complesso, “Le Albere” appunto, che significa pioppi. Gli edifici sono costruiti in linea o a corte e, pur differenziandosi per lo stile moderno e le originali coperture, si amalgamano bene con quelli del vicino centro storico, mantenendo le stesse proporzioni e altezze. I lotti sono intervallati a viali alberati, parchetti, stagni, cespugli, e sullo sfondo le splendide montagne trentine per fare da cornice all’idillio dei fortunati residenti (in verità ancora pochissimi visti i prezzi stellari, mi dicono). sfondo le albere
In riferimento a questo articolo, però, vorrei fare anche alcune mie personalissime considerazioni. Si parla di eco-quartiere e edificio passivo. Il primo può essere vero, il secondo no. Scendiamo più nel dettaglio: leggo che la domotica ottimizzerà la gestione dei consumi delle unità e del quartiere, non si precisa il come ma presumo si tratti soprattutto di illuminazione automatica. Sarebbe bello anche l’azionamento automatizzato delle schermature solari in relazione all’irraggiamento rilevato per proteggere le vetrate durante i periodi caldi. C’è anche il recupero delle acque piovane, wow! Questo è molto buono! Poi ragazzi che impianti: ventilazione meccanica controllata, sonde geotermiche, pannelli fotovoltaici e centrale di trigenerazione (cioè si ricava energia meccanica, elettrica e termica allo stesso tempo) e chi più ne ha più ne metta.
Sono un po’ meno entusiasta della parte in cui si magnifica la sostenibilità ambientale dei materiali usati (senza però richiedere una certificazione come LEED o CasaClima Nature) e il comportamento energetico degli edifici, dotati niente-popò-di-meno-che di un cappotto esterno e di una certificazione CasaClima B. Per chi non ne fosse al corrente la classe B è ormai il minimo obbligatorio in tutto il Trentino Alto Adige. Intendiamoci, sono comunque 10 passi avanti al resto d’Italia, ma “Le Albere” non ha fatto altro che rispettare gli standard minimi del luogo (anche se a onor del vero quando hanno avviato l’iter di certificazione nel 2009 bastava la C). Per far capire che non bisogna abusare del termine “passivo” basta dare i numeri: 1, 3, 5: corrispondono circa ai litri di gasolio (o ai metri cubi di metano) per metro quadro all’anno necessari per riscaldare e raffrescare rispettivamente una CasaClima GOLD, una CasaClima A e una CasaClima B. Quindi c’è una differenza di 5 volte tra i consumi di questo complesso e quelli di un edificio passivo, non poco. Non conta poi tanto da cosa venga presa questa energia, è qui che voglio battere il chiodo: perché se l’involucro non è performante è comunque energia sprecata, perché potrebbe servire cinque abitazioni anziché una.

Daniele Pozzan

I 5 pregiudizi sul legno

legno strutturaleRecentemente mi sono appassionato al legno come materiale da costruzione, sia per la sua naturalità che per le sue caratteristiche statiche e dinamiche. Un’altra dote del legno è la sua leggerezza in rapporto alla sua resistenza: ciò rende possibile costruire edifici con molta meno massa rispetto ad analoghe strutture in cemento armato, riducendo quindi le difficoltà legate alle verifiche sismiche. Grazie al suo scarso peso permette in molti casi la sopraelevazione di edifici esistenti senza interventi costosi sulle fondazioni, aspetto quanto mai utile nei recenti ampliamenti dovuti al Piano Casa.

Nonostante ciò, raramente le committenze private e pubbliche in Italia (tranne in Trentino Alto Adige, un caso un po’ a sé) chiedono costruzioni in legno: questo perché sono mosse da numerosi pregiudizi, che andremo a demolire uno per uno.

1)Pregiudizi estetici: in Italia gli edifici in legno sono considerati tipici delle zone alpine e vengono associati alle baite. baitaE’ invece possibile realizzare quasi ogni sorta di tipologia edilizia, mostrando oppure nascondendo del tutto l’utilizzo del legno. Io personalmente preferisco la prima opzione.

2)Pregiudizi culturali: in Italia la cultura del legno è stata soppiantata da quella di calcestruzzo e acciaio, cosa che non è avvenuta in Nord Europa o Nord America. Infatti raramente ci sono corsi di studio dedicati al legno nelle facoltà di ingegneria italiane, mentre la progettazione in legno è spesso requisito essenziale in paesi come Austria e Germania.

3)Diffidenza sulla resistenza meccanica: non lo si crede forse possibile, ma costruire edifici sino a 3 piani non costituisce affatto un problema, e ci si può spingere anche molto oltre: lo dimostrano ad esempio il Fortè Living di MelbourneFortè Living, un palazzo residenziale a 7 piani perfettamente integrato con l’architettura e la tipologia edilizia circostante, oppure il Pyramidenkogel nel comune di Keutschach am See, in Carinzia, la più alta torre di osservazione in legno del mondo con i suoi 100 metri di altezza. Rubner_Holzbau_Torre_Legno_Kit_420x270

4)Diffidenza sulla durabilità: è opinione comune che il legno degradi velocemente, ma ciò può essere vero solo se le tecniche di costruzione non sono adeguate. Con i giusti accorgimenti, infatti, il legno può assolvere le sue funzioni per secoli. Sono documentati infatti edifici molto antichi e ancora in uso, ad esempio Casa Betlemme a SvittoSvitto, in Svizzera, risalente al 1287, e una sala di un tempio buddhista di Nara, in Giappone, risalente al 600-700Tempio Nara.

5)Diffidenza sulla resistenza al fuoco: non è generalmente noto che il legno (sia lamellare che massello) può garantire una sicurezza al fuoco pari alle strutture in muratura e superiori alle strutture in cemento armato: infatti il legno brucia lentamente (circa 0,5-1 mm/min di penetrazione) e lo strato carbonizzato esterno funge da protezione per l’anima che nel frattempo assolve ancora in pieno le sue funzioni statiche. Trave di legno sottoposta a incendio Gli altri materiali come l’acciaio e il calcestruzzo non subiscono lo stesso pregiudizio in quanto non combustibili, ma le loro prestazioni decadono velocemente con il calore prodotto durante un incendio. Vi ricordate la tragedia dell’11 settembre? Le strutture portanti in acciaio non sono state disintegrate dall’urto, sono collassate a causa del calore. Opportunamente trattato, il legno può arrivare facilmente in classe 1 o 2 (in una scala che va dallo 0, ovvero non prende fuoco, al 5, ma che ripeto non è indicativa della sicurezza della struttura ma solo della combustione).

Prossimamente esploreremo i modi nei quali si può utilizzare il legno per costruire la propria casa, e assisteremo all’appassionante scontro “strutture a telaio vs parete massiccia“: quali sono i pregi e i difetti tra questi due sistemi? Lo vedremo!

Daniele Pozzan